Non credo sia facile sopravvivere
ad una sprangata in faccia. Letteralmente, dico.
Quello che intendo io, però, è il
senso metaforico della frase.
Ricevere una sprangata in faccia,
in una situazione come “il mio ragazzo mi ha lasciata”, implica qualcosa in
frantumi, in tanti piccoli pezzettini, che tu vuoi ricomporre perché sai che è
la cosa giusta da fare eppure non riesci a muovere un muscolo. Cosa è in
frantumi? Cuore, polmoni, stomaco, fegato. Tutto.
Cosa puoi fare per cambiare le
cose? Esattamente nulla.
Cosa puoi fare per stare meglio?
Be’, tutto.
Partiamo dal principio.
Quando hai fatto tanto, hai fatto
tutto, hai fatto tutto quello che potevi ma non hai ricevuto niente, non resta
che sedersi e smettere di rincorrere l’impossibile. Accettare il fatto che certe
cose non posso essere cambiate e che soprattutto soffrire è inevitabile. Non si
può nemmeno smettere di soffrire.
Soffrire è necessario, a volte.
Solo a volte, però.
Non ho una formula precisa su
come poter sopravvivere ad una cosa del genere, quando viene a mancarti la
terra sotto i piedi dopo aver riposto speranze, tempo e sentimenti in qualcosa
di così grande. Quello che so, che so davvero, è che come persone abbiamo il
sacrosanto diritto di essere un pochino incavolate con le persone che ci hanno
ridotte così.
Arriva una fase, dopo, di
assoluta calma, quiete, come se il mondo si stesse fermando. E in quei momenti,
quei frangenti di lucidità mista a coraggio e lacrime, trovi la forza. La trovi
perché è lì, dentro di te, dove è sempre stata.
Non sempre veniamo capite. Non
sempre veniamo ascoltate. E non sempre abbiamo la possibilità di esprimerci
come vorremmo. E non sempre veniamo credute sulla parola, sulla fiducia.
E allora va bene così, okay?
Chi vuole restare, resta.
Chi vuole andar via, va via.
Quello che dovete fare, allora, non
è cambiar pagina.
Dovete cambiare libro.
Ps: Ho fatto una sessione invernale
con esami un po’ così così, per questa cosa qui. Ma è solo una fase, poi passa.
Serena
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